lunedì 30 novembre 2009

100° post: Dorian Gray

Quello di oggi è il post numero 100 de La Settima Arte: un traguardo che sembrava lontanissimo poco più di un anno fa, quando iniziai questa fantastica avventura di blogger. Spero che con questi post sia riuscito a trasmettere almeno una piccola parte della mia passione per il cinema.


Dopo questa breve introduzione "autocelebrativa", passiamo a Dorian Gray


Oliver Parker porta sul grande schermo l'undicesima versione de Il ritratto di Dorian Gray, l'unico romanzo di Oscar Wilde, e lo fa esaltando l'aspetto più dark della storia, rileggendola quasi in chiave horror.

Dorian Gray (interpretato da Ben Barnes, noto per essere stao il Principe di Caspian ne Le Cronache di Narnia) è un giovane bello, che ha da poco ereditato una fortuna da suo nonno : giunto a Londra ha la sventura di conoscere Henry Wotton (un Colin Firth sempre perfetto, specie quando deve interpretare personaggi inglesi), un aristocratico cinico (che molto somiglia proprio ad Oscar Wilde) che divide le persone in due categorie, le belle e le brutte. Secondo il suo modo di vedere, le persone belle hanno il mondo nelle proprie mani e sono libere di godersi la vita in ogni modo. E proprio questo sarà il messaggio che più di tutti Wotton trasmetterà a Dorian: "sei bello, sei giovane, puoi permetterti tutto". La bellezza di Dorian si rispecchia in un ritratto fatto da un suo amico pittore (Ben Chaplin), ritratto che incanta chiunque lo ammiri. Proprio nel contemplare il proprio ritratto, Dorian dichiara di essere disposto a vendere la propria anima pur di rimanere sempre bello e giovane. In una sorta di maleficio, Dorian si accorgerà che il suo aspetto non muterà con il tempo, ma al contrario il suo ritratto ( o per meglio dire il ritratto della sua anima) continuerà a mutare, deturpandosi orrendamente, così come l'animo di Dorian, devastato dalla nuova vita che quest'ultimo a deciso di vivere, fatta di vizi e di peccati. Ma vendere la propria anima, si sa, costa caro......


In questo film, Parker si conferma un conoscitore appassionato di Oscar Wilde (ha già diretto la trasposizione cinematografica di Un marito ideale e L'importanza di chiamarsi Ernest), rispettando in grandi linee l'opera dell'autore inglese (pur ritagliandosi qualche libertà) e sapendola rileggere in modo del tutto originale. Personalmente ho apprezzato molto il taglio quasi horror usato dal regista, le tinte scure onnipresenti, l'atmosfera da brividi che aleggia per tutto il film (la visione in Italia è vietata ai minori di 14 anni). Basta ricordare che la storia è ambientata nella Londra di fine Ottocento, la Londra Vittoriana in cui era sconsigliato aggirarsi nei bassifondi, la Londra di Jack lo Squartatore (il primo serial killer della storia), e devo dire che l'atmosfera di quei tempi viene rappresentata egregiamente dal regista.
Ben Bernes rappresenta un ottimo Dorian Gray, simile a quello rappresentato sui libri per bambini, anche se a mio avviso non proprio quell'icona di bellezza che richiederebbe il personaggio.
Molto bravi anche Colin Firth, perfetto aristocratico vittoriano, a tratti diabolico, e Ben Chaplin, nei panni dell'artista omosessuale che dipinge il ritratto di Dorian Gray.

Il trailer:




Pensandoci bene, questo è il secondo (dopo Parnassus ) di una serie di post in cui la città di Londra fa da sfondo alle storie raccontate nei film, e nel mese di Dicembre, complici le uscite di alcuni film, ci saranno almeno altri due post in cui Londra sarà protagonista...
In attesa dei prossimi post, se, come me, amate la capitale inglese, vi consiglio un bel tuffo nel blog Londra solo andata, dove Neverland vi accompagnerà per le strade di una città incredibile.

giovedì 26 novembre 2009

L'angolo della risata: In & Out

Film del 1997, In & Out affrontò con ironia e astuzia, il tema dell'omosessualità, ambientando la storia in una società conservatrice di un paesino degli Stati Uniti: fantastico come sempre Kevin Kline, che qui interpreta il ruolo del professore che si pensa eterosessuale, ma in procinto di sposarsi e grazie all'aiuto di un giornalista gay (interpretato da Tom "Magnum P.I." Selleck), capisce di essere omosessuale. Famosa la scena del bacio tra Selleck e Kline, ma credo che il film sia rimasto nell'immaginario collettivo grazie alla scena che vi presento in questo post. Il professor Brackett (K. Kline), leggendo il manuale Vericate la vostra Virilità, cerca a tutti i costi di assumere movenze mascoline ma viene irrimediabilmente coinvolto dal ritmo di "I will Survive" cantata da Gloria Gaynor.




"Arnold non balla, riesce a malapena a camminare"

domenica 22 novembre 2009

CineNews: A Christmas carol

Cresce l'attesa per il nuovo film di Robert Zemeckis, interpretato da Jim Carrey, basato su una delle storie più belle e più famose del mondo: A Christmas Carol (Canto di Natale in Italia) di Charles Dickens.

Uscirà in Italia il 3 Dicembre ma è già sulla bocca di tutti, mentre negli Usa segna incassi record ai botteghini.

Questo film girato da Zemeckis attraverso la tecnica della motion-capture (la stessa usata in Polar Express e in Beowulf) è stato poi trasformato in 3D per rendere la visione ancora più avvincente e catturare in pieno l'entusiasmo degli spettatori.

La trama penso sia ben nota a tutti, ma comunque è la seguente: durante una gelida notte di Natale, il vecchio e avaro Ebenezer Scrooge riceve la visita di tre spiriti, quello dei Natali passati, quello del Natale presente, e quello dei Natali futuri, i quali cercheranno di fargli cambiare atteggiamento nei confronti del prossimo.


Impressionante è il lavoro fatto da Jim Carrey che nel film interpreta diversi personaggi: Ebenezer Scrooge in 5 età differenti, più i tre spiriti del Natale, passato, presente e futuro.


Ad arricchire il cast, oltre a Carrey, c'è la presenza di numerosi attori famosi: da Gary Oldman (il fantasma di Jacob Marley, il povero impiegato Bob Cratchit e suo figlio Tiny Tim) a Colin Firth (il nipote di Scrooge), da Robin Wright Penn (nel doppio ruolo della fidanzata del giovane Scrooge e della sorella dell'avaro) a Bob Hopskins.

Il film, costato ben 175 milioni di dollari, è la 21sima versione della storia dickensiana tra quelle cinematografiche e televisive.

E anche l'Italia è presente in questo film: la colonna sonora è infatti cantata dal grande Andrea Bocelli, il quale ha preso parte alla presentazione del film a Londra.

Per saperne di più vi rimando al post scritto da Neverland sull'anteprima londinese del film.



domenica 15 novembre 2009

Nemico pubblico

Nemico pubblico narra la storia del famoso rapinatore di banche John Dillinger, il quale fu appunto il nemico pubblico n°1 del federal bureau americano (successivamenta F.B.I.).

Se al pubblico italiano il nome di Dillinger non risveglia ricordi di alcun tipo, al contrario per quello americano (specie dalle parti di Chicago) questo nome ricorda un vero e proprio mito, un Robin Hood a stelle e striscie. Dillinger infatti si rese famoso per aver rapinato numerose banche durante il periodo della Grande Depressione americana: fin qui niente di lodevole, se non per il fatto che, durante queste rapine, Dillinger dava fuoco ai documenti che riportavano l'ammontare dei debiti dei cittadini nei confronti delle banche (cosa che purtroppo non si evince molto dal film). Aveva un sorriso accattivante, uno sguardo magnetico ed era un uomo molto attraente. Soggetto perfetto per un film. Ed infatti erano state realizzate già un paio di pellicole sul famoso rapinatore, alcune serie tv, e numerosi libri che narrano le sue gesta.
Ora ci ha pensato Michael Mann (Heat-la sfida, Insider, Collateral, Alì) a riportare il suo mito sul grande schermo, scegliendo l'attore più adatto ad interpretare Dillinger, il sempre bravo e fascinoso Johnny Depp.

Elemento comune a quasi tutti i film di Mann è il dualismo tra due personaggi (a volte antagonisti, a volte colleghi che si contendono la scena), ed in questo caso, ad opporsi al personaggio interpretato da Depp, c'è Melvin Purvis, (interpretato da Christian Bale) il direttore della squadra speciale del bureau che aveva il solo scopo di prendere Dillinger.
Nonostante l'interpretazione di Bale abbia dato uno spessore umano e psicologico a Purvis, l'attenzione del pubblico è tutta per il fascino di Depp e del suo personaggio, amante delle macchine veloci, delle armi potenti, del cinema, del baseball e delle belle donne.


In particolare Dillinger si innamorò di Evelyn Frechette (interpretata da Marion Cotillard) e la loro storia d'amore fa un po' da sfondo alla caccia all'uomo che è il filo portante del film.


Se ci si documenta sulla storia di Dillinger si scoprirà come in molte scene il regista sia stato molto fedele alla storia, un esempio di ciò è la foto qui sopra: in alto il vero Dillinger posa un braccio sulla spalla del procuratore, poco prima di essere messo in carcere, imitando con la mano la forma della pistola, scena ripresa fedelmente nel film, come si vede nella foto in basso. Quella foto sembra sia stata il messaggio in codice che Dillinger mandò ai suoi per farlo evadere: successivamente infatti Dillinger riuscì ad evadere minacciando le guardie con l'uso di una pistola (molto probabilmente di legno e colorata di nero col lucido da scarpe, o addirittura intagliata in una saponetta o nella pietra pomice). Sono molte le leggende su Dillinger e tra poco ve ne racconterò alcune, ma prima finiamo di parlare del film.

Nel complesso è un ottimo film, anche se credo che alcuni particolari importanti siano stati omessi o poco trattati. La pellicola dura 143 minuti e nonostante si svolga tutto in modo abbastanza veloce, sconsiglio di andare a vedere l'ultimo spettacolo. Bravissimi sia Depp che Bale, ed ottima la regia di Mann. Forse non me lo aspettavo così violento (è forse il film con più pallottole sparate degli ultimi anni), ma tutto sommato molto realistico.
Ho trovato molto intensa la scena in cui Dillinger è al cinema Biograph a vedere Le due strade con Clark Gable e William Powell e rimane catturato da alcune scene e da alcuni dialoghi del film: un omaggio al cinema "criminale" e un'anticipazione della storia.
Peccato in Italia il titolo Nemico pubblico sia già stato usato per altre pellicole recenti (una con Vincent Cassel e l'altra con Will Smith).


ORA RACCONTERO' ALCUNE CURIOSITA' SU DILLINGER MA PER FARLO SARO' COSTRETTO A RACCONTARE IL FINALE DEL FILM, PERTANTO SE ANCORA NON AVETE VISTO IL FILM O NON CONOSCETE LA STORIA DEL RAPINATORE VI SCONSIGLIO LA LETTURA.

  • I cinegiornali dell'epoca mostravano spesso la faccia di Dillinger per sperare nella collaborazione del pubblico il quale però applaudiva ogni volta che il rapinatore appariva sul grande schermo, mentra fischiava ogni volta che venivano mostrati i federali.
  • La sera che Dillinger venne assassinato all'uscita del cinema, morirono per il caldo ben 23 persone. I cinema all'epoca pubblicizzavano a gran voce il fatto che le sale avessero l'aria condizionata e sembra che Dillinger scelse di andare al cinema proprio per sfuggire all'afa.
  • Subito dopo l'omicidio di Dillinger, si radunò immediatamente una folla di curiosi intorno al corpo del rapinatore. Si narra che numerose donne immersero il loro fazzoletto nel sangue di quest'ultimo.
  • La foto del cadavere di Dillinger sul tavolo dell'obitorio diede vita ad un'altra leggenda sul suo personaggio. Infatti la foto ( che potete vedere qui ) mostra il corpo coperto da un lenzuolo , il quale si impenna vertiginosamente a metà del corpo. Secondo gli storici si trattava del braccio di Dillinger, irrigidito dal rigor mortis o addirittura della leva di controllo del tavolo.
  • La vita e la morte di Dillinger ispirarono ben 13 canzoni.
  • Al pari di grandi personaggi pubblici, anche per Dillinger c'è chi sostiene che non sia mai morto. In particolare lo scrittore Jay Robert Nash sostiene che l'uomo ucciso era un certo Jimmy Lawrence. A sostegno della sua tesi Nash elenca alcune differenze tra il cadavere e Dillinger: altezza e peso non coincidevano, il cadavere aveva un incisivo che Dillinger non aveva, nel cadavere c'erano segni di una disfunzione cardiaca mai menzionata nella cartella clinica di Dillinger, senza contare una discrepanza nel colore degli occhi.
Per saperne di più sul personaggio di John Dillinger vi consiglio di digitare il suo nome su youtube: troverete dei documentari in lingua inglese con immagini del tempo, il vero Dillinger e molte curiosità

lunedì 9 novembre 2009

L'angolo della risata: Non ci resta che piangere

Quando ho iniziato questa rubrica non avevo pensato al titolo del post che sarebbe uscito con questo film... va bene, sono sicuro che perdonerete il gioco di parole.

Non ci resta che piangere è un film del 1984, scritto, diretto ed interpretato da Roberto Benigni e Massimo Trosi, unica loro collaborazione cinematografica.

La storia narra la vicenda di due amici, Mario (Troisi) e Saverio (Benigni) i quali, stufi di aspettare davanti ad un passaggio a livello l'arrivo del treno, prendono una strada alternativa, perdendosi e rimanendo con l'auto in panne. Cala la sera ed i due decidono di passare la notte in una locanda. Al loro risveglio avranno una sorpresa: i due si ritrovano a Frittole, paesino toscano, nel 1942.

Il film è noto a tutti e alzi la mano chi non abbia almeno una volta nella vita, recitato una delle tante battute presenti in questa pellicola...

La scena che ho scelto per questo post (ma non escludo che in futuro ne pubblicherò altre) è quella della dogana, per internderci quella di "Un fiorino!!"





Benigni e Troisi in un'intervista hanno dichiarato che questa scena è stata girata più e più volte perché non riuscivano a restare seri. Addirittura la coppia ha dovuto rinunciare a girare tale scena come da copione ed è così rimasta quella che avete appena visto, con i protagonisti che ridono a crepapelle.

domenica 8 novembre 2009

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo

Ho visto questo film circa 10 giorni fa, ed il fatto che ne posti il commento solo ora non è dovuto soltanto ad un fattore di tempo: forse si era creata in me un'aspettativa troppo grande, iniziata già un mese e mezzo fa, quando ve ne parlai in questo post.

Intendiamoci non dico che sia un film da buttare, ma mi distacco dalla lunga carovana di commenti entusiasti che è possibile trovare in rete e sulle riviste specializzate, in quanto mi è rimasta l'impressione che non sia stato sviluppato al meglio il soggetto, soprattutto nel finale, e che in più occasioni la trama sia lenta e ripetitiva.

Un plauso agli effetti speciali, forse un motivo per vedere il film al cinema, ma soprattutto alla città di Londra che si presta come sfondo meraviglioso che nulla ha da invidiare ai paesaggi fantastici visitati da alcuni personaggi del film.


Per quanto riguarda le interpretazioni: il film è la conferma che con la scomparsa di Heath Ledger il mondo del cinema ha perso un notevole talento.
Johnny Depp, prima scelta del regista visionario per antonomasia Tim Burton, è sempre azzeccatissimo in questo tipo di ruolo, ed altrettanto bravo è Colin Farrell; Jude Law è invece un gradino più in basso rispetto ai suoi colleghi (per quanto mi sforzi di vedere film interpretati da Law, non riesco mai a trovare una sua interpretazione che mi colpisca).
Come sempre, elegante l'interpretazione di Christopher Plummer, caratterizzata da molta teatralità.

Durante il film, molti sono i richiami alla morte di Ledger e gli omaggi da parte dei suoi amici-colleghi, in particolare una frase che funge un po' da motto del film: "Nulla è per sempre, neanche la morte".


Capitolo Terry Gilliam: anche qui si conferma regista visionario e strampalato, ma a mio avviso non è più riuscito a raggiungere i livelli de L'esercito delle 12 scimmie, film in cui era riuscito a dare un ritmo comunque incalzante ad un ottimo soggetto. Forse è proprio in questi che pecca Parnassus, mancanza di ritmo ed un finale che sembra essere stato scelto per mancanza di idee.

Peccato perchè i presupposti per realizzare un ottimo film c'erano tutti.

Alcune curiosità:

Heath Ledger fa la sua comparsa nella scena in cui si vede il suo personaggio impiccato sotto il Blackfriars Bridge di Londra: il regista Gilliam ha dichiarato che tale scena è stata ispirata dal ritrovamento del banchiere italiano Calvi, e che solo gli italiani avrebbero capito tale scena.

Come ormai tutti sapranno, Depp, Law e Farrell hanno devoluto il loro cachet interamente alla figlia di Ledger.

A Cannes il film è stato protagonista di alcuni divieti, ricevendo il PG-13 rating per immagini violente, alcune di sensualità, di linguaggio e per la troppa presenza di fumo.

Nel Regno Unito il film ha ricevuto un 12A rating per il forte linguaggio violento in alcune scene.

Al termine dei titoli di coda del film compare la frase «In memoria del nostro amico Heath Ledger, a cui la pellicola è stata dedicata.