sabato 7 marzo 2009

Due partite

Tratto dall'omonimo successo teatrale di Cristina Comencini, interpretato da 4 delle 8 attrici del film (Ferrari, Buy, Massironi, Milillo) Due partite è un ottimo film che della pièce conserva molto, dall'uso di un'unica location (la sala da pranzo della casa del personaggio interpretato da Isabella Ferrari) al ritmo veloce e allo scambio di battute quasi interamente riprese dal copione teatrale.

La trama:
La prima parte del film vede come protagoniste quattro donne che si riuniscono ogni Giovedì a casa di una di loro per giocare a carte e condividere tra loro segreti e malumori della propria vita personale: Gabriella (Margherita Buy) ha rinunciato alla carriera di pianista per dedicarsi alla famiglia; Claudia (Marina Massironi) è consapevole che il marito la tradisce, ma preferisce pensare ai suoi tre figli, soffocando il proprio io a vantaggio di un'apparente vita felice; Sofia (Paola Cortellesi) è una donna cinica, sposatasi per riparare ad una gravidanza non voluta e che tradisce il marito con il quale non ha più alcun tipo di rapporto; ed infine c'è Beatrice (Isabella Ferrari), una donna ingenua, amante dei libri, innamorata di suo marito e in procinto di partorire.
Nella seconda parte, le figlie di queste donne, si ritrovano nello stesso appartamento una trentina di anni dopo: le problematiche sono apparentemente diverse, ma ognuna di loro ha inevitabilmente "ereditato" qualcosa dalle proprie madri. Sara (Carolina Crescentini), figlia di Grabiella, è una pianista di successo, ma che dedica poco tempo al suo compagno che la adora; Cecilia (Valeria Milillo) figlia di Claudia, tenta di tutto per avere un figlio; Rossana (Claudia Pandolfi) figlia di Sofia, un medico ossessionata dal marito che le ricorda sempre il suo ruolo di donna di famiglia; Giulia (Alba Rohrwacher) figlia di Beatrice, una ragazza sfiduciata dalla vita e dall'amore.


Devo dire che questo film mi ha molto sorpreso, non solo per il ritmo molto brillante (specie nella prima parte) e per le battute frizzanti, ma soprattutto per l'analisi della figura femminile che ne emerge. Ogni personaggio ha una caratteristica esasperata che lo contraddistingue dalle altre, in particolar modo nella prima parte del film: è possibile infatti distinguere la donna con i rimpianti per non aver seguito la sua passione, la donna che dedica la propria vita ai figli pur di dare l'apparenza di una vita felice, la donna emancipata che fuma e ha più amanti, e la donna che crede nell'amore e nella famiglia, personaggi degli anni sessanta, che hanno perfino timore di pronunciare certe parole, accomunate dall'essere in qualche modo vittime di una società maschilista. Per le quattro donne degli anni novanta la situazione è molto simile: cambiano i problemi, sono donne emancipate, moderne, che però subiscono ancora un certo disagio nel rapportarsi con l'universo maschile, anch'esso frustrato, turbato e cambiato, a volte perfino radicalmente, come nel caso di Sara, professionista di successo con un uomo apprensivo che si prende cura di lei, quasi ossesivamente.

A mio avviso la chiave del film è proprio qui: un film femminile ma non femminista (il personaggio maschile è nell'aria per tutto il film ma non compare mai, è la controparte del discorso ), una storia che ci mostra come sia cambiata la figura della donna nella società italiana, società purtroppo ancora troppo maschilista.

Un plauso particolare va alle attrice del film: le quattro attrici della versione teatrale si trovano del tutto a loro agio anche nella versione cinematografica ( simpaticissima Marina Massironi così come Valeria Milillo, bravissime Margherita Buy e Isabella Ferrari, entrambe in una veste insolita ), strepitosa Paola Cortellesi il cui talento non viene ancora sfruttato come si dovrebbe dall'industria cinematografica italiana ( forse perchè prettamente maschilista?), molto brava anche Carolina Crescentini, un pò in secondo piano la Pandolfi e la Rorhwacher, i cui personaggi sembrano poco approfonditi. Questo è forse l'unico neo del film: la seconda parte sembra solo accennata, non c'è un'analisi dei personaggi come nella prima parte del film ed il finale sembra girato un pò in fretta. Peccato. Nel complesso è comunque un bel film che consiglio a tutti, donne e uomini.

Il trailer:

12 commenti:

Neverland ha detto...

Il film mi è piaciuto molto,specialmente la prima parte. La seconda come dici tu, sembra girata un po' in fretta ed il finale è frettoloso. La chiave del film, comunque è la maternità, che in ogni caso mette in discussione il ruolo della donna. Maternità indesiderata, maternità come sfogo compensazione affettiva, maternità come intralcio alla realizzazione personale, maternità agognata ma biologicamente impedita, maternità come possibile elemento di riavvicinamento tra moglie e marito. La capicità di procreare, è l'elemento che avrebbe potuto conferire naturalmente potere al sesso femminile, che le avrebbe potuto dare la supremazia sociale sull'uomo, è stato l'elemento che ha indotto l'uomo ha ghettizzare le donne, a farle sembrare deboli,inferiori e temute. Come se la facoltà di procreare ci rendesse troppo simili ad una divinità e pertanto troppo potenti. E' la mternità che ha innescato il maschilismo delle nostre società sopratutto per motivi di potere..il resto:la debolezza fisica, la insinuata incapacità nei lavori manuali, l'inferiorità nelle attidudini varie sono tutte frottole servite a limmitare il ruolo sociale dell'essere umano femminile.

the Tramp ha detto...

@Neverland complimenti, non credo ci sia altro da aggiungere. Forse neanche la Comencini avrebbe riassunto la chiave del film in poche righe.Ribadisco: film da vedere, uomini e donne.

fano ha detto...

Io il film ancora non lo ho visto e non penso che non lo guarderò, sinceramente la trama sa di già visto come la maggior parte dei film italiani recitati con troppa enfasi e teatralità; non sono solito giudicare un film prima di vederlo ma questa pellicola non mi attira neanche un pò.

the Tramp ha detto...

@Stefano ti confesso che ero un pò scettico prima della visione del film, ma ora ti posso dire che non vederlo sarebbe un vero peccato.Comunque puoi sempre aspettare che esca in dvd o lo trasmettano in tv (è una produzione raicinema, perciò lo vedremo sicuramente su Rai1).

AndreA ha detto...

...è nella terna dei film per la prossima settimana ... due li vedrò di sicuro ...


A presto! :-)

Neil McCauley ha detto...

allora mi sbagliavo al riguardo è un film che merita!

aspettero che esca in dvd e me lo affitto.

complimenti the tramp per la recensione e anche a nerveland per l'analisi del film nel suo commento, bravi entrambi.

BIM BUM BAM! ha detto...

lo andremo a vedere presto.....

Neverland ha detto...

Neil grazie per i complimenti, fanno davvero piacere.Anche se con tutti gli errori di scrittura che faccio meriterei un brutto voto!:-)

Matty ha detto...

visto proprio ieri...da vedere

the Tramp ha detto...

@Andrea te lo consiglio

@Neil grazie dei complimenti, hai visto Neverland che critica?

@Bim Bum Bam ci andrete tutti e tre insieme?

@Neverland il tuo stile cancella ogni errore

@Matty son contento ti sia piaciuto

cinemaleo ha detto...

"Due Partite" non è esclusivamente un film di donne per donne. Parla di noi tutti, dei nostri problemi, e più di uno spettatore potrà identificarsi nei temi trattati.
Il film è la versione cinematografica della commedia di Cristina Comencini che per due anni ha riempito i teatri di tutta Italia. Sul palcoscenico quattro attici interpretavano sia le madri che le figlie, sullo schermo sono diventate otto: il che ha tolto mordente e parte dell’interesse che lo spettacolo aveva (era intrigante e più incisivo vedere una stessa attrice mostrare il cambiamento, nel tempo, delle donne… cambiamento che non ha procurato la felicità sperata).
Pur con un tono leggero e sorridente, "Due partite" è un lavoro amaro: l’evoluzione c’è stata nel passaggio generazionale ma i problemi sono rimasti... e gli uomini brillano per la loro assenza.

Anonimo ha detto...

All'inizio ero scettica sul film, avevo paura che potesse essere un solito dramma melenso e banale. Poi l'ho interpretato a teatro, io ero Giulia. La complessità psicologica di questi personaggi va ben oltre una "fotografia della realtà": una fotografia riproduce la realtà non la è. questi personaggi sono vivi, reali, sono la malinconia del sentimento che ci spinge all'introspezione.
Non è stato facile diventare Giulia, ed è più difficile smettere di esserla: le otto donne ti restano dentro, ti abbandonano i loro dubbi e le loro incertezze come foglie morte che cadono sulla terra d'autunno..